LONDRA – La Gran Bretagna deve chiedere l’attivazione dell’articolo 50 all’inizio del 2017. E il processo di separazione dalla UE potrebbe durare molto meno di due anni. A dirlo il ministro degli Esteri del governo di Sua Maestà, Boris Johnson, secondo cui il Regno Unito avrà buon gioco nell’ottenere tutto ciò che desidera, vale a dire l’accesso al mercato unico e, al contempo, il controllo sull’immigrazione.
PRECISAZIONE – Pronta è arrivata una precisazione da Downing Street, con un portavoce di Theresa May che si è affrettato a dichiarare che la posizione di Johnson è “personale” e non rispecchia il punto di vista del Primo Ministro. Che, ha proseguito il portavoce, è l’unica ad avere voce in capitolo riguardo i tempi dei negoziati per la Brexit. Non è la prima volta che la May si trova costretta a prendere le distanze dalle uscite dell’ex sindaco di Londra.
PIANO – A Johnson questi distinguo non fanno né caldo né freddo. Il suo piano è chiaro: proporsi come il più entusiasta fautore della cosidetta hard brexit all’interno dell’esecutivo, alzando continuamente l’asticella e costringendo la May a inseguirlo.
LETTERA – Parlando da New York, dove si trova per partecipare a una sessione dell’Onu, Johnson dice che una lettera per attivare l’articolo 50 dovrebbe essere inviata alla UE all’inizio del 2017. Al suo interno, secondo il ministro degli Esteri britannico, dovrebbero esserci anche i principi cui il Regno Unito si atterrà nel corso delle trattative per l’uscita.
INTERESSI – Secondo Johnson, la Gran Bretagna otterrà facilmente tutto quello che vuole. «Approfitteremo delle grandi opportunità di libero commercio con i nostri amici della UE – le sue parole -. È più nel loro interesse che nel nostro. Non solo noi compriamo più macchine tedesche di ogni altro, ma consumiamo anche più vino italiano di ogni altra nazione europea, 300 milioni di litri di prosecco ogni anno. (I paesi europei) non possono mettere tutto cià a rischio»
BISOGNI – Quello secondo cui l’Europa ha più bisogno della Gran Bretagna di quanto la Gran Bretagna abbia bisogno dell’Europa è un mantra ripetuto spesso e volentieri da Johnson e dagli altri fautori di un’uscita senza se e senza ma dall’Unione. Purtroppo per Boris e soci, è vero il contrario: il 44% delle esportazioni del Regno Unito è verso paesi della UE, ma solo tra l’8 e il 17% delle esportazioni UE sono verso il Regno Unito (il dato cambia a seconda delle fonti). Il che significa che a perderci sarebbero soprattutto le industrie di oltre Manica. Un particolare che i Brexiters omettono sempre di ricordare.
“FESSERIE” – Un altro dato che Johnson e soci preferiscono ignorare è che è molto difficile, per non dire impossibile, che la UE accetti un patto che preveda per il Regno Unito accesso al mercato comune e, al contempo, controllo sull’immigrazione dai paesi della UE. Emblematiche a questo proposito le parole dell’ex sindaco di Londra: «Vogliono farci credere che c’è una relazione automatica tra mercato unico e libero movimento (dei cittadini UE, ndr). È una fesseria, un’assoluta fesseria. Non c’è nessun rapporto tra le due cose. Possiamo avere un fantastico accordo sul libero commercio e allo stesso tempo riprendere il controllo delle nostre politiche sull’immigrazione».
NIET – Anche qui, Johnson decide di ignorare le tante prese di posizione dall’interno della UE che smentiscono in modo assoluto le sue parole. Dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ai governi del cosiddetto Gruppo di Visegrád (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia), tutti hanno detto senza badare troppo alla diplomazia che un accesso della Gran Bretagna al libero mercato senza libera circolazione dei cittadini europei all’interno del paese è assolutamente fuori questione. A insistere su questo punto a ogni pie’ sospinto c’è poi il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che proprio ieri ha incontrato Theresa May. «C’è una chiara maggioranza nel Parlamento europeo per la quale le due libertà sono inseparabili – ha detto Schulz alla London School of Economics -. Niente libertà di movimento per beni, capitali e servizi senza libertà di movimento per le persone. Mi rifiuto di immaginare un’Europa dove camion e fondi d’investimento sono liberi di passare le frontiere ma i cittadini no».
INGENUITÀ – Sull’argomento è intervenuto anche George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere nel governo di David Cameron. Che non ci va leggero con i fautori della hard Brexit alla Boris Johnson. «Trovo più che ingenue – dice l’ex ministro del Tesoro – le uscite di coloro che pensano che l’Europa debba darci tutto quello che vogliamo. Dobbiamo essere realisti e ammettere che questa è una relazione a due: la Gran Bretagna non può aspettarsi di mantenere tutti i benefici che vengono con l’essere membri della UE senza dover pagare nessun costo o aver nessun obbligo».