Il vice di Johnson: «Boris non ha mai voluto la Brexit»

LONDRA – «Boris Johnson non ha mai voluto la Brexit e ha fatto campagna per uscire dalla UE sperando di perdere il referendum solo e soltanto per proporsi come erede di David Cameron». Parole e musica non di un pinco pallino qualsiasi, ma del sottosegretario agli Esteri Alan Duncan, dunque del vice di Johnson al Foreign Office nel governo di Theresa May.

OPPORTUNISMO – Che Johnson avesse sposato la causa della Brexit per puro opportunismo era un sospetto molto diffuso. Questa autorevole opinione non fa che corroborarlo. Certo, tra Duncan e l’ex sindaco di Londra non è mai corso buon sangue. Basti pensare che solo due settimane prima di ritrovarsi suo vice al ministero degli Esteri, in piena Camera dei Comuni Duncan aveva chiamato Johnson “Silvio Borisconi”. Un paragone non proprio amichevole a Silvio Berlusconi, che da questa parte della Manica non gode di sicuro di buona fama.

EREDITÀ – Detto questo, la ricostruzione che Duncan fa dell’impegno del buon Boris a favore della Brexit sembra molto credibile. «Ho sempre pensato che Boris volesse perdere di un soffio così da diventare l’erede apparente (di Cameron, ndr) senza avere il problema di rimettere a posto i cocci. Proponendosi come campione del Leave, Boris può diventare l’erede apparente per il futuro, il prediletto degli attivisti, ma sarebbe per lui molto meglio non vincere il referendum perché in quel caso si troverebbe a gestire il caos più totale».

DOCUMENTARIO – I tempi dei verbi non sono sbagliati. Duncan parla al futuro perché queste sono dichiarazioni risalenti al 22 giugno scorso, vale a dire il giorno prima del voto che ha sancito la volontà del popolo britannico di uscire dalla UE. Vengono fuori solo ora, mettendo in non poco imbarazzo sia Duncan sia Johnson, solo perché inserite in un documentario della BBC (“Brexit: A very British coup?”).

DIVISIONI – Durante la campagna referendaria, del resto, tutti i partiti sono stati divisi al loro interno tra fautori del Leave e del Remain. E il partito conservatore non ha fatto eccezione. Certo, fa un po’ impressione sentire sempre nello stesso documentario l’attuale ministro dell’Interno Amber Rudd dire, sempre a proposito di Johnson, «non vorrei mai ritrovarmi sola in macchina con lui alla fine di una serata»

TRASFORMER – A farci la figura più barbina, per non dire peggio, è però un altro deputato Tory, Jacob Rees-Mogg, al cui confronto I trasformisti nostrani paiono dei dilettanti allo sbaraglio. Il documentario mostra come nel giro di meno di un mese Rees-Mogg sia stato capace di appoggiare in successione tutti e tre i candidati alla leadership del suo partito. Il 29 giugno alla domanda su chi fosse il suo preferito, disse: «Boris, visto che ha vinto il referendum per la Brexit». Il giorno dopo: «Ho sempre voluto che Michael Gove si candidasse alla leadership del partito conservatore e l’ho incoraggiato a farlo». Il 20 luglio: «Sono assolutamente convertito alla causa di Mrs. May». Quando si dice avere le idee chiare.

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