LONDRA – Dopo una settimana di assordante silenzio, Bradley Wiggins ha deciso finalmente di parlare. Finito nella bufera quando è emerso che in tre occasioni, prima di tre grandi eventi, ha fatto uso di sostanza proibite grazie a esenzioni concesse dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada), il ciclista britannico inizialmente si era affidato solo a uno scarno e poco convincente comunicato. Ma, visto che la tempesta non accennava a placarsi e, anzi, tendeva al peggioramento, oggi si è presentato negli studi della BBC per spiegare la sua versione dei fatti.
HACKERS – Wiggins è uno dei tanti atleti messi in mezzo dagli hacker del gruppo Fancy Bear, che sono entrati nel database della Wada, hanno rubato centinaia di documenti riservati e hanno poi cominciato a pubblicarli a puntate. Il caso di Sir Bradley ha fatto particolare scalpore perché nessuno sapeva che, prima dei Tour 2011 e 2012 e prima del Giro 2013, il cinque volte campione olimpico avesse fatto uso, grazie a esenzioni concessegli dalla Wada per la cura dell’asma, di un potente corticosteroide come il triamcinolone.
ASMA – Nell’intervista concessa alla BBC, Wiggo insiste nel dire che nel corso della preparazione al Tour 2012 (poi vinto, primo britannico nella storia) si era trovato alle prese con problemi respiratori e che solo perciò aveva ottenuto l’autorizzazione a usare il triamcinolone. «Soffro d’asma da sempre – le parole di Wiggins – e sono andato dal mio medico di squadra dell’epoca chiedendo se si poteva fare qualcosa. Insieme ci siamo rivolti a uno specialista che ci ha risposto che una soluzione c’era, ma c’era bisogno dell’autorizzazione dell’UCI. Era per curare un problema di salute, non per cercare un modo di avere un ingiusto vantaggio. Era per mettermi nelle condizioni di competere alla pari con gli altri al più alto livello».
ACCUSE – Questa la difesa di Wiggins (e del Team Sky). Difesa che, però, non convince tutti. L’uso del triamcinolone in tre stagioni consecutive – e sempre prima della gara a tappe più importante dell’anno – ha insospettito più d’uno. L’ex ciclista tedesco Jörg Jaksche ha accusato d’ipocrisia il Team Sky, che si è sempre proposto come la squadra più pulita del circuito, dicendo che il comportamento di Wiggins è identico a quello dei giorni più bui del ciclismo. Stesse dichiarazioni da parte di un altro dopato confesso come il danese Michael Rasmussen, mentre il corridore olandese Tom Dumoulin è arrivato a dichiarare che tutta la vicenda “puzza”.
CONTRADDIZIONE – Altro elemento sospetto è la contraddizione tra quanto Wiggins ha scritto nella sua autobiografia del 2012 – «Non ho mai fatto iniezioni perché è contrario all’etica dei ciclisti britannici» – e la scoperta che di iniezioni di triamcinolone ne ha fatte ecccome. La spiegazione di Wiggo, già usata in un comunicato, è piuttosto arzigogolata. «All’epoca quando si parlava di iniezioni – ha detto alla BBC – ci si riferiva solo al doping. Nessuno mi ha mai chiesto se avessi fatto iniezioni sotto il controllo di uno specialista per la cura di una condizione medica».
COINCIDENZE – Il Team Sky e Wiggins avevano tutte le autorizzazioni del caso, ma qualcuno ha anche fatto notare che l’esenzione del 2012 è stata preventiva e non per curare una condizione esistente. Tra questi il dottor Prentice Steffen, che del britannico è stato medico di squadra nel team Garmin Slipstream. Anche David Millar ha giudicato strano che l’uso di una sostanza così potente come il triamcinolone fosse autorizzato sempre prima di grandi eventi.
MACCHIE – «Il ciclismo ha attraversato un periodo molto difficile nel paio di anni dell’era post Lance Armstrong – ha concluso Wiggins – e io ho vinto il Tour proprio al picco di quel periodo nel 2012. Purtroppo, quando sei il migliore nel tuo campo, a volte finisci sotto esame. Soprattutto in uno sport che ha una storia di piena di macchie».