LONDRA – I primi sei turni avevano fatto temere che la Premier sarebbe stata una lunga passeggiata di salute per il Manchester City di Pep Guardiola. La 7ª giornata dice invece che la concorrenza è forte e che tra le pretendenti al titolo c’è anche il Tottenham Hotspur di Mauricio Pochettino. Quand’era all’Espanyol, il tecnico argentino le prendeva spesso e volentieri nei derby col Barcellona di Guardiola. Oggi a White Hart Lane, però, si è preso i 3 punti con una prestazione a tratti stellare dei suoi. Se riusciranno a mantenersi costanti, i londinesi possono davvero sognare di tornare in vetta al calcio inglese dopo oltre 50 anni di digiuno. Per il momento sono in seconda piazza con una sola lunghezza di svantaggio dal City.
ASSENZE – Al City manca un pezzo grosso come Kevin De Bruyne (oltre a Vincent Kompany e Nolito), ma anche Pochettino ha i suoi problemi, dovendo fare a meno di Moussa Dembelé e Harry Kane. In avanti, l’argentino decide di piazzare Heung min-Son da punta centrale preferendolo a Vincent Janssen. Mossa che viene ripagata dal sudcoreano con una prova da urlo.
ERRORE – A dare via libera ai londinesi è però Aleksandar Kolarov. Il serbo, apparso già incerto nel 3-3 in Champions col Celtic, la combina grossa dopo nemmeno 10′, svirgolando goffamente su un innocuo cross da sinistra di Danny Rose e mettendola alle spalle di un incredulo Claudio Bravo. Il portiere cileno si deve arrendere di nuovo mezzora dopo, quando Son trova in area Dele Alli: rasoterra di prima e 2-0. Sergio Agüero quasi da solo prova a tenere in partita i suoi, ma per i Citizens proprio non è giornata, anche perché quando il Kun trova la porta Hugo Lloris è sempre pronto: clamorosa la parata del francese sull’argentino nel finale. Il Tottenham, da parte sua, ha la possibilità di andare sul 3-0 su rigore, ma Erik Lamel, dopo avere litigato con Son per prendersi il tiro dal dischetto, si fa fermare da Bravo. Ma agli Spurs può andare più che bene così. White Hart Lane è tutto per Pochettino, mentre Guardiola esce dal campo a testa bassa.
PARI UNITED – Brutta giornata per il City, dunque. Ma brutta giornata in generale per le squadre di Manchester, visto che anche lo United fa un mezzo passo falso con lo Stoke City a Old Trafford. Gli uomini di José Mourinho non vanno oltre l’1-1 con la squadra di Mark Hughes, che pure è impelagata nelle parti bassissime della classifica. Un risultato che va non stretto ma strettissimo ai Red Devils, che pagano la scarsa precisione sotto porta e la grande giornata di Lee Grant. Prima del vantaggio di Anthony Martial (69′), da poco entrato insieme con Wayne Rooney, almeno altre 5 chiare occasioni da gol sprecate tra Zlatan Ibrahimovic, Paul Pogba, Juan Mata e Jesse Lingard. Dopo la rete, altre 4 chances non sfruttate con Rooney, Daley Blind, Ibra e di nuovo Pogba (traversa). Ai Potters, invece, basta la marcatura di Joe Allen all’82’ dopo una serie di batti e ribatti in area in seguito a una palla gestita male da David de Gea.
RABBIA – Alla fine Mourinho è, come al solito, piuttosto arrabbiato. Anche se questa volta invece che con i propri giocatori se la prende con la cattiva sorte: «Risultato bugiardo ma prestazione molto migliore di quella col Leicester (che pure era finita 4-1 per lo United, ndr). Le occasioni mancate? È vero che in alcune circostanze avremmo potuto fare meglio, ma posso criticare i miei giocatori quando penso che la prestazione non sia buona, non per gli errori sotto porta».
BILANCIO – Per quanto riguarda il bilancio dei tecnici italiani in Premier, ieri vittoria esterna ad Hull per il Chelsea di Antonio Conte, pari in rimonta in casa per il Watford di Walter Mazzarri col Bournemouth e immeritsta sconfitta interna per lo Swansea City di Francesco Guidolin col lanciatissimo Liverpool. Oggi, invece, solo pari senza reti al King Power Stadium contro il Southampton per il Leicester City di Claudio Ranieri. Ancora una volta, la squadra del manager romano, che pure sta volando in Champions League, stenta in campionato. Le Volpi rimangono in 12ª posizione con 4 lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione.