LONDRA – L’eredità di Tony Blair è controversa. C’è chi lo rimpiange come l’ultimo leader capace di portare i laburisti al governo e di tenerceli per oltre un decennio. Chi lo esalta per le sue politiche economiche e sociali e chi, a causa delle stesse, lo detesta dal profondo dell’anima. E quasi tutti gli rimproverano la guerra in Iraq.
DISPREZZO – Di sicuro, se si chiedesse a cento sostenitori dell’attuale leader del Labour, Jeremy Corbyn, qual è il personaggio politico che più disprezzano, 99 farebbero il nome di Blair. E se c’è una cosa che porterebbe all’implosione immediata del partito, già dilaniato da una violentissima lotta interna tra l’anima centrista e quella socialista, è il ritorno in politica dell’ex primo ministro.
AGONE – Un’ipotesi che fino a poco tempo sembrava del tutto fuori dalla realtà, visto che il diretto interessato era allegramente impegnato a fare milioni su milioni come conferenziere e consulente in giro per il mondo e non pareva minimamente interessato a ributtarsi nell’agone. Adesso, però, la situazione potrebbe cambiare, perché Blair ha fatto capire che un suo ritorno sulla scena è se non sicuro, di certo molto probabile. Perché, questo il ragionamento dell’ex primo ministro, l’impazzimento della politica britannica degli ultimi anni ha lasciato uno spazio immenso al centro. Spazio che il Labour deve rioccupare. E la persona giusta per farlo non può essere un socialista dichiarato come Corbyn.
NEMICI – In un’intervista al magazine “Esquire”, Blair indica senza timidezze i suoi due nemici: uno è il solito, vale a dire il partito conservatore, anche se nella nuova versione “hard Brexit” battezzata da Theresa May; l’altro è proprio Corbyn con le sue posizioni di estrema sinistra. Anzi, a dirla tutta, il nemico è più Corbyn che la May.
TRAGEDIA – «Francamente – dice Blair – è una tragedia per la politica britannica se la scelta per il paese è tra un governo conservatore avviato verso una hard Brexit e un Labour spostato su posizioni di estrema sinistra che crede a politiche che ci riportano agli anni ’60. La ragione per cui la posizione di questi ragazzi non conquisterà le simpatie dell’elettorato non è che è troppo a sinistra o troppo ideologizzata. È che è completamente sbagliata. La ragione per cui le loro politiche non dovrebbero essere supportatate non è perché sono troppo radicali, è perché non lo sono affatto. Non funzionano. In realtà sono una forma di conservatorismo. Questo è il punto. Quello che offrono è un misto di fantasia ed errori».
FUTURO – Sistemato Corbyn, Blair parla anche del suo futuro. «Non so se c’è un ruolo per me – afferma a questo proposito -. C’è un limite a quello che voglio dire sulla mia posizione in questo momento. C’è stata una forte reazione contro le posizioni che rappresento. Ma penso che sia troppo presto per dire che il centro sia staton sconfitto. Credo che alla fine non sarà così. Penso che il centro tornerà a vincere, anche se ora è in ritirata. Questa è la sfida e dobbiamo essere all’altezza».
RITORNO – Da quanto ha lasciato la politica nel 2007, Blair ha aperto una società che adesso ha 20 uffici e più di 200 impiegati in giro per il mondo. Società che gli ha fatto guadagnare milioni, ma che ha contribuito a dare il colpo di grazia alla sua già traballante reputazione, visto che l’ex primo ministro non si è fatto problemi a lavorare anche con personaggi discussi, tra cui alcuni dittatori. Il mese scorso, Blair ha annunciato le sue dimissioni da qualsiasi ruolo operativo, forse già pensando a un ritorno in politica.